Il Presidente Pietro Procopio informa che nei primi giorni di ottobre ha incontrato assieme al Consigliere Francesco Tabacco e al professor Carlo Hanau, docente di programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari e poi di statistica medica, il professor Pietro Cortelli che dal 2018 è il Direttore UOC Clinica Neurologica – Rete Neurologica Metropolitana (NeuroMet) IRCCS ISTITUTO DELLE SCIENZE NEUROLOGICHE DI BOLOGNA Ospedale Bellaria – Via Altura, 3.
Obiettivo dell’incontro era quello di portare a conoscenza del professor Cortelli, e quindi della neurologia bolognese, quanto qualche giorno prima era apparso sul web a firma di numerosi scienziati che si interessano del settore vascolare e che così recitava: Nel settembre dell’anno 2021 è stato pubblicato sul sito un manifesto scientifico che, titolato “L’indagine sul sistema venoso cerebrale nella sclerosi multipla, invita i ricercatori a non tralasciare di indagare il sistema venoso cerebrale nella Sclerosi Multipla. Il coinvolgimento del sistema venoso nella progressione della sclerosi multipla (SM), si afferma in questo Manifesto, è una questione controversa da oltre un decennio, con molti articoli pro e contro pubblicati sull’argomento.
Sfortunatamente questa diatriba è stata tale da oscurare alcuni eccellenti lavori che sono stati fatti negli ultimi anni sul ruolo che il sistema venoso cerebrale svolge nella regolazione della fluidodinamica dello spazio intracranico, e le implicazioni di questo sui disturbi neurologici come la SM.
In questo contesto, accogliamo con favore lo studio di Grant Bateman e colleghi che è stato recentemente pubblicato su MSARD (Bateman et al., 2021) che ha rilevato che la SM è fortemente associata all’aumento della pressione venosa nel seno sagittale superiore (SSS) e anche all’aumento bulbo giugulare (JB) altezza sopra il seno sigmoideo.
Come tali, i risultati di Bateman et al rafforzano l’opinione che la SM sia associata a ridotta compliance intracranica (Bateman et al., 2016) e anche che le anomalie delle vene giugulari interne (IJV) potrebbero contribuire all’ipertensione venosa nel SSS (Beggs, 2013). Le implicazioni dell’aumento della pressione sanguigna venosa nella SSS sono troppo spesso ignorate perché la misura in cui questa importante metrica influenza la dinamica del sistema del fluido intracranico non è completamente apprezzata.
Non solo una pressione venosa elevata riduce la compliance dei seni durali, ma compromette anche le prestazioni delle vene corticali a monte, che agiscono come un resistore di Starling regolando il flusso di sangue attraverso il parenchima cerebrale e anche il movimento del liquido cerebrospinale (CSF) nello spazio subaracnoideo (Lagana et al., 2017).
Quindi, una pressione elevata nel SSS ridurrà la compliance intracranica complessiva e tenderà anche ad aumentare l’ampiezza del polso del CSF nell’Acquedotto di Silvio (AoS) (Lagana et al., 2017), entrambi fenomeni che sono stati osservati nei pazienti con SM (Bateman et al., 2016, Magnano et al., 2012). Infatti, Bateman e colleghi hanno osservato una riduzione del 35% del ritardo arterovenoso nei pazienti con SM rispetto ai controlli sani, indicando che la SM è associata a una compliance intracranica significativamente ridotta (Bateman et al., 2016).
Inoltre, l’aumento della pressione venosa nel SSS tenderà a inibire l’assorbimento del liquido cerebrospinale nell’intera rete di vie parenchimali para-venose (Iliff et al., 2013), cosa che ha un impatto sul flusso del liquido cerebrospinale (Beggs, 2013) ed è stata osservata anche in quelli con SM (Magnano et al., 2012). Pertanto, le recenti scoperte di Bateman (Bateman et al., 2021) supportano quelli di noi stessi e degli altri e rafforzano l’opinione che la SM sia associata a profondi cambiamenti nel sistema fluidico intracranico derivanti dall’elevata pressione venosa nel SSS.
Sebbene le implicazioni cliniche di ciò non siano chiare, incoraggiamo la Comunità scientifica di ricerca sulla sclerosi multipla a prendere in considerazione il lavoro di Bateman e altri che studiano le anomalie nel deflusso venoso cerebrale, in modo da poter ottenere una migliore comprensione di eventuali meccanismi fisiopatologici e neurodegenerativi alla base della malattia.
La scoperta di Bateman et al è di grande interesse, perché suggerisce che variazioni morfologiche nelle IJV possono aumentare la resistenza idraulica di questi vasi, elevando la pressione venosa nei seni durali.
In quanto tale, ciò evidenzia l’importanza di considerare le vie di drenaggio venoso cerebrale come un sistema completo, piuttosto che considerare singolarmente le varie parti componenti. L’elevata pressione nel SSS può essere causata da molti fattori (es. stenosi delle vene, trombosi dei seni trasversi, granulazioni aracnoidee ingrossate, ecc.), che possono agire individualmente o in associazione tra loro.
Pertanto, è importante considerare il sistema nel suo insieme, come abbiamo tentato di fare quando abbiamo intrapreso uno studio che coinvolgeva la pletismografia cervicale di 44 pazienti con SM e 40 controlli sani (Zamboni et al., 2012, Beggs et al., 2014). Ciò ha rivelato che la resistenza idraulica del sistema di drenaggio venoso extracranico era in media del 63,5% maggiore nei pazienti con SM rispetto ai controlli.
…Omissis…
Nonostante la documentazione che abbiamo portato a supporto delle nostre argomentazioni e il succitato documento, il professor Cortelli ha continuato a sostenere che nessuna evidenza tende a modificare un cambiamento di strategia nel protocollo di ricerca e assistenziale per la sclerosi multipla.